23 January 2012

A che gioco si sta giocando?

Ogni volta che si decide di affrontare di petto la problematica degli aiuti ad un Paese o delle misure per sanare una situazione critica, puntualmente le Agenzie di rating intervengono, con precisione quasi chirurgica, per affossare gli interventi correttivi adottati e annullando, conseguentemente, parte degli sforzi che si dovranno compiere per migliorare quella circostanza. Perché? Cosa si nasconde dietro un comportamento strategico del genere? Le ipotesi sul tavolo sono differenti. In primo luogo, visto il regime di monopolio territoriale in cui operano le Agenzie di valutazione, uno degli obiettivi potrebbe essere quello di abbassare i rating degli altri paesi per consentire agli USA di sopportare, in maniera indolore, un downgrade del proprio debito sovrano e conservare ugualmente una posizione di primato sul mercato dei capitali, sfruttando tassi di interesse relativamente più bassi. In seconda istanza, una delle ipotesi potrebbe essere quella di provocare un calo nelle quotazioni azionarie ed obbligazionarie per consentire, attraverso vendite allo scoperto, la speculazione al ribasso e riacquistare i titoli a prezzi di mercato più vantaggiosi, lucrando sul differenziale senza conservarne alcuno in portafoglio al termine delle operazioni di scambio. Infine, una delle congetture potrebbe essere quella di rendere inutili le politiche correttive adottate, deprimendo la situazione economica in quei paesi interessati, facilitando così la ripresa e gli investimenti al di là dell’oceano. Di fronte a queste supposizioni, manca però un anello di congiunzione. Chi è il regista? Mentre l’effetto domino indotto dal fallimento della banca d’affari Lehman Brothers ha investito il settore privato, con ripercussioni negative limitate alla vita degli operatori coinvolti (dipendenti, finanziatori, investitori), il default di uno Stato (specie se non circoscritto all’interno dei suoi confini nazionali) produce un effetto destabilizzante più esteso, che non investe esclusivamente i diretti interessati, ma si allarga a macchia d’olio attraverso disordini sociali e spinte eversive. In uno scenario del genere, chi ha la possibilità di decidere, a che gioco sta giocando? Ma soprattutto a che livello è arrivata la partita?
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Futurista del 27 luglio 2011 con il titolo «Nel gioco delle agenzie di rating»

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