11 February 2012

Il dilemma della tassazione

Esiste una errata opinione in merito al concetto di imposizione fiscale. In altre parole, si tende ad associare il significato di “maggiori tasse” a quello di “maggiore equità”, per sottolineare che l’effetto diametralmente opposto, ossia quello imperniato su un minor carico tributario, corre il rischio di accentuare il fenomeno della diseguaglianza. Se si fonda la propria convinzione su questo abbinamento della politica fiscale, è comprensibile che per deduzione si pervenga alla conclusione appena descritta. Infatti, l’enunciato ha una sua derivazione logica poiché nasce dalla ipotesi posta all'origine del suo concepimento. Partendo, appunto, da uno scenario nel quale la diseguaglianza derivi da un preesistente regime fiscale, è opinione diffusa che solo attraverso un intervento mirato a ricalibrarne (in senso incrementale) l'architettura impositiva possa correggere le distorsioni presenti nel sistema economico. In altri termini, anziché estirpare il problema alla radice, perfezionandone i presupposti, è preferibile orientare la decisione di governo verso scelte di second best, ossia situazioni ritenute comunque ottimali, ma nelle quali non tutto ciò che si desidera si può avverare. In pratica, la tesi che persegue questa strada poggia sul fatto che, essendo impossibile eliminare definitivamente la diseguaglianza, solo una maggiore tassazione è in grado di apportare miglioramenti, facendo convergere il sistema economico verso un contesto improntato a maggiore equità. L’alternativa di ridisegnare un impianto fiscale caratterizzato da aliquote impositive inferiori non è mai oggetto di considerazione, perché è ferma la convinzione che l'equivalenza descritta in apertura trova analoga corrispondenza se al termine "maggiore" fosse sostituito il suo opposto. Poiché l'oggetto del contendere è quello relativo al perseguimento dell'obiettivo di una maggiore equità e non quello inerente la riduzione della diseguaglianza, è naturale che per ottenere il risultato atteso sia più facile agire sull'incremento della pressione tributaria. Operare in direzione opposta significherebbe addentrarsi in un ginepraio dagli esiti poco scontati, perché mettere in discussione pratiche consolidate dalla prassi comporta sempre un dispendio di energie superiori ai benefici immaginati. Continuando ad assumere decisioni pubbliche nel rispetto di questa perversa filosofia di pensiero, il rischio è quello di accentuare le iniquità esistenti. Infatti, se il target della maggiore equità si propone di colpire sempre i "soliti noti", ossia quella porzione di popolazione che rispecchia la maggioranza nel rapporto individuato dalla Legge di Pareto, a maggior ragione si può affermare che la ripartizione della ricchezza non segue un andamento probabilistico, ma è influenzato da fattori ambientali. In altri termini, la distribuzione del reddito non dipende dalle abilità dell'uomo qualunque, ma dalle decisioni dell'uomo di governo, che possono generare ulteriori ingiustizie dilatando il fenomeno della diseguaglianza.
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Nuovo Picchio1/Gennaio 2012 con il titolo «Il dilemma della tassazione»

No comments:

Post a Comment