28 May 2012

Acrobazie e magie della politica

E' proprio vero! Se si lascia aperta la stalla, i buoi rischiano veramente di scappare. Così facendo, però, nessuno sforzo o salto mortale è necessario per respirare dignitosamente aria di libertà. Questa, al contrario, è una condizione di vita che richiede (e la storia lo ha ampiamente insegnato) una buona dose di fatica o, più appropriatamente, un doloroso sacrificio. L’attualità degli eventi, invece, si diletta a far credere al popolo ciò che non corrisponde a verità, ossia, che anche gli asini hanno la possibilità di volare, andando a dimorare laddove è economicamente più conveniente. Occorre, quindi, spalancare gli occhi e prendere finalmente coscienza di ciò che amaramente resterà imprigionato tra le quattro mura della fattoria: un branco di pecore da poter portare al pascolo secondo le regole del buon pastore, senza belato di sorta. Ma la realtà non è più assimilabile ad una favola per bambini e le bugie corrono il rischio di avere le gambe sempre più corte, facendo emergere, in un prossimo futuro, una storia profondamente differente da quella che il predicatore continua a raccontare in ogni spirituale apparizione pubblica o, in alternativa, a dettare pomposamente sulla carta stampata dei quotidiani per ergersi a paladino della giustizia sociale. In fin dei conti, per risolvere i problemi, è scarsamente produttivo rivolgersi ad esperti esterni “di peso”, perché è poco professionale governare dando oggi un colpo al cerchio e domani uno alla botte. E’ sufficiente essere in possesso di una minima pozione di lungimiranza per evitare di adottare politiche caratterizzate da una lapalissiana miopia strategica. Solo in questo modo sarà possibile far quadrare veramente, e non artificiosamente, i bilanci. Meglio evitare di rilasciare dichiarazioni su fantomatici salti acrobatici per giustificare il perseguimento di una iniqua politica fiscale, perché se non si possiedono le giuste abilità, qualsiasi sforzo fisico rischia di risultare vano, senza pensare al tonfo delle ricadute su quei poveri Cittadini che, assistendo impotentemente all’indecoroso spettacolo del teatrino della politica, dovranno anche sopportare gli oneri delle scelte sbagliate.
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: www.tigulliana.org del 26 maggio 2012 con il titolo «Acrobazie e magie della politica»

21 May 2012

Quale futuro ci attende?

Il mese appena concluso ha visto all'ordine del giorno due importanti quanto accese discussioni. La prima, sul fronte pensionistico; la seconda, legata al mercato del lavoro. Si tratta di argomenti scottanti, mai affrontati con la ruspa in tempi così ravvicinati e parallelamente. Gli obiettivi dichiarati sono quelli di mettere in ordine i conti pubblici intervenendo sulla spesa previdenziale e di dare fiato al mercato del lavoro rilanciando gli investimenti produttivi e facilitando la ripresa economica. Sotto un altro punto di vista, entrambi i provvedimenti sembrano guardarsi allo specchio evidenziando elementi antitetici. Il primo mira a ritardare l'uscita dal mercato del lavoro allungando la vita lavorativa o, sotto un'altra prospettiva, posticipando l'erogazione della pensione; l'altro sembra proporne un'accelerazione, per effetto dei cosiddetti licenziamenti facili ampliandone la casistica di fattibilità. Chi fra sostenitori e oppositori degli strumenti di proposta governativa abbia ragione è difficile dirlo. Nessuno predilige cambiamenti, anche se necessari, prima che qualcun altro ne abbia già sperimentato - con successo - le conseguenze. E' naturale che occorrerà del tempo per poterne verificare gli effetti, sia positivi che negativi, e, una volta manifestati, nessuno potrà garantirne la sostenibilità nel lungo periodo se non iniettati all'interno di uno scenario economico perennemente in evoluzione. Certo è che se si è stati costretti a calcare la mano in maniera così tranciante rispetto al passato è proprio in questo contesto storico che occorre scavare per fare emergere le cause (o le colpe) di comportamenti irresponsabili. La storia ha più volte messo in evidenza come la condotta dei politici si sia indirizzata preferibilmente ad acquisire consenso elettorale piuttosto che a salvaguardare l'interesse generale. Le due riforme strutturali sono sicuramente oggetto di miglioramento, ma solo se valutate costruttivamente all'interno di un sistema complesso di relazioni sociali e non individuali. Pertanto, al di là dei contenuti condivisibili o meno del loro dettato, è fuori luogo la polemica concepita e abortita, ma sempre pronta a rinascere dalle ceneri, sul fatto che l'attuale compagine governativa abbia, al contrario dei partiti politici, un forte consenso. Restano, infatti, aperti alcuni interrogativi che considerati autonomamente rischiano di far crollare il castello di carte sul quale poggia il favore dell'opinione pubblica o, alternativamente, la contestazione. L'unica cosa certa e triste che si osserva è il perpetuarsi di comportamenti egoistici ed opportunistici della casta politica. Non è forse giunta l'ora che si faccia da parte, lasciando il campo a chi, per la prima volta, sta pensando a tutti, con un occhio di riguardo alle generazioni future?
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Nuovo Picchio4/Aprile 2012 con il titolo «Quale futuro ci attende?»

14 May 2012

Turismo locale: occorre cambiare strategia

Nel lungo weekend che ha incorniciato le festività pasquali, si è assistito a un arrivo in forze del turista nel levante ligure come non accadeva da anni. Le motivazioni di questo ritorno di fiamma per le località della riviera non sono però da attribuire, almeno in questa occasione, alla presenza di un clima più mite rispetto ai luoghi di provenienza del flusso. Infatti, se da un lato il sole ha spesso fatto capolino da dietro le nuvole, presenti in gran quantità, abbracciando con il suo tepore la giornata pasquale, dall’altro il meteo ha riservato, alla vigilia, un’inaspettata spolverata di neve sulle alture circostanti, abbassando la temperatura di inizio primavera, quasi a volerne ritardare l’inaugurazione. Quindi, se il tempo non è stato l’attrazione promozionale di cartello, sicuramente le festività hanno facilitato la scelta del turista, che ha trovato nell’offerta tipica ligure un “valore aggiunto” legato a manifestazioni culturali, tradizionali e gastronomiche, che hanno calamitato il gitante in Liguria, anziché dirottarlo verso altri lidi. Si è così scoperto che, con piccoli accorgimenti, il paesaggio della riviera è ancora in grado di trainare lo sviluppo economico di località che hanno trovato la loro ubicazione sulla riva del mare, tragli spazi che le montagne hanno consentito alla natura la possibilità di plasmare uno scenario meraviglioso e all’uomo la capacità di valorizzarlo. La combinazione dell’offerta turistica con eventi di richiamo, dovrebbe far acquisire all’Amministratore pubblico, ma soprattutto a coloro che operano nel settore, maggiore consapevolezza che oggi il turista si è stancato di essere “usato”, essendo più attento non solo alla coreografia del territorio che circonda la vacanza, ma anche al “valore aggiunto” che un paesaggio è capace di offrire. Occorre abbandonare quella convinzione, purtroppo ancora radicata, che il turista sceglie la riviera ligure per dedicarsi solo allo “shopping”, senza avere il minimo interesse verso altre alternative di svago. Prioritariamente, lo fa per fuggire dalla monotonia del posto dove trascorre la maggior parte della sua vita lavorativa e familiare e, quindi, vuole divertirsi. Così se il commerciante tende a salutare con euforia l’istituzione o l’ampliamento di aree pedonali, capaci di attirare un flusso più consistente di persone, incrementando le potenzialità che una parte di loro si dedichi all’acquisto nei negozi che si affacciano sulla strada, deve anche prendere in considerazione che una via di passaggio più larga consente un deflusso più accelerato del turista dopo che ha preso visione dei prezzi esposti nelle vetrine.
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Secolo XIX del 27 aprile 2008 con il titolo «Turismo locale: occorre cambiare strategia»

10 May 2012

Pensioni e giovani: quale strategia per il futuro?

Non passa giorno senza che i media nazionali e stranieri sottolineino con enfasi lo stato di salute in cui versano le finanze pubbliche del Bel Paese. Ogni occasione in cui si parla dell'Italia sembra essere quella giusta per approfondire la questione e discutere animatamente da che parte (e con che forza) sia meglio "tirare la coperta", consapevoli che, se non si è capaci di farne mutare la lunghezza, il rischio che si corre è quello di rendere vulnerabili situazioni che in precedenza avevano la certezza di contare su un'adeguata protezione. In questi giorni, peraltro, il governo si sta cimentando con l'arte di tappare i buchi di un bilancio che è eternamente alla ricerca affannata di quel principio costituzionale del pareggio, sempre rispettato a priori e mai realizzato ex post. Diverse sono le ipotesi che si prospettano per uscire definitivamente dal tunnel dello squilibrio di bilancio. Una delle alternative possibili per consentire una spesa pubblica maggiore non è quella di aumentare le entrate e nemmeno quella di ridurre gli sprechi, orientando i risparmi in altre direzioni. La filosofia cui si ispirano alcune architetture contabili è quella che consente di aumentare la spesa attuale finanziandola con le economie di spesa future provenienti da riforme strutturali, il cui impatto potrà essere verificato, appunto, in prospettiva. Una di queste, sempre in primo piano da anni, è quella che investe il sistema pensionistico. Senza scendere nel merito della opportunità o meno di una simile riforma, che, in un contesto come quello che caratterizza lo scenario attuale, rischia di aggravare ulteriormente la situazione economica di molti individui, è importante evidenziare a caratteri cubitali in cosa consiste la novità. Incrementare la spesa pubblica di oggi finanziandola con risparmi di spesa futura ottenibili da riforme strutturali non convince, perché non consiste nella risposta adeguata sia alla cronica situazione delle finanze pubbliche, sia alle aspettative della società, con particolare riferimento a quella più giovane. In altre parole, anziché sforzarsi per trovare strategie diverse, capaci di generare maggiori risorse in futuro, si preferisce, molto più ragionieristicamente, spendere già oggi ciò che sarà disponibile domani. Un bell'esempio di altruismo da parte di una classe politica impegnata ad individuare soluzioni destinate a difendere personali rendite di posizione (elettorali comprese), senza la minima preoccupazione di quanto e se avanzerà qualcosa per le future generazioni. A questi giovani c'è almeno qualcuno che si è preoccupato di dirglielo?
Autore: Emanuele COSTA
Pubbicato su: Il Futurista del 24 agosto 2011 con il titolo «Pensioni e giovani: qualcuno ha una strategia per il futuro?»