25 June 2012

Politica monetaria espansiva: overdose di aspettative?

Analizziamo due delle differenti tipologie di intervento della Banca Centrale Europea sul mercato delle attività finanziarie: da una parte, l'acquisto di titoli del debito sovrano di quei paesi membri colpiti dagli effetti speculativi indotti da sensibili oscillazioni dello spread; dall'altro, l'erogazione di ingenti prestiti a quegli Istituti bancari comunitari investiti più o meno pesantemente da una crisi di liquidità. In entrambe le circostanze, è inutile nasconderlo, l'Istituto Centrale Europeo ha azionato energicamente l'unico strumento a disposizione: la politica monetaria. Un’overdose di flussi monetari sono stati iniettati sui mercati facendo temere, agli occhi di molti osservatori, un potenziale risveglio del fantasma  inflazionistico, che ha sempre aleggiato pericolosamente intorno a qualsiasi decisione comunitaria. Uno spettro che, per il popolo tedesco in  particolare, richiama alla memoria gli effetti devastanti della Repubblica di Weimar e le tragiche conseguenze che ne sono poi derivate. L'obiettivo della BCE, al contrario, è stato considerato foriero di prospettive ambiziose, perché allentando la morsa ad una politica monetaria stringente, nel tempo si potrebbe realizzare un duplice target: da una parte, minori tensioni sul mercato dei titoli di stato e, dall'altro, maggiori investimenti produttivi da parte delle imprese, rilanciando così quella crescita economica, che se portata avanti a ritmi sostenuti, consentirebbe alla dimensione del debito pubblico di rientrare nei parametri di sostenibilità. Qualcosa, però, sembra non funzionare perché i risultati sperati tardano a manifestarsi, facendo crescere, malignamente, l'ipotesi che la politica adottata dalla BCE in realtà non abbia voluto gettare un salvagente al sistema economico, ma dare un definitivo colpo di grazia. Si tratta di illazioni gratuite o di supposizioni che celano un fondo di verità? A ben guardare, l'acquisto dei titoli di stato è stato positivamente accompagnato da una simmetrica sterilizzazione della liquidità immessa, con un risultato nullo in termini di maggiori risorse a disposizione del sistema economico. Dall'altro, il finanziamento erogato alle banche, anziché essere dirottato con la loro intermediazione al sistema imprese per rilanciare l'economia, è tornato al mittente. Le banche sembrano aver perso la bussola della missione che caratterizza la loro attività: non sono più finanziatori del sistema produttivo - con ritorni elevati a fronte di una elevata rischiosità - ma depositanti di moneta nei forzieri dell'Istituto di emissione scarsamente remunerata, ma a rischio zero. Se il risultato è questo, le aspettative sono state drogate in partenza. Cosa accadrà quando i correntisti cesseranno di affidare i loro risparmi, sempre minori, al sistema creditizio?
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suIl Nuovo Picchio n° 6/Giugno 2012 con il titolo «Politica monetaria espansiva: overdose di aspettative?»

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