19 August 2012

Quale turismo sostenibile?

Come puntualmente accade ogni anno, al termine di ogni stagione turistica si tirano le somme, chiudendo il bilancio, su ciò che il Levante ligure è stato capace di offrire al gitante e interrogandosi sulla bontà dei risultati ottenuti. Se la partita tra ottimisti e pessimisti non vedrà mai un vincitore, al ping pong delle dichiarazioni segue, con precisione, la conversione delle parole in numeri, per verificarne la corrispondenza biunivoca. Se da un lato, c'è chi sostiene che il turismo sia collassato rispetto agli ultimi venti anni, dall'altro c'è chi manifesta soddisfazione per aver registrato una crescita di presenze a due cifre percentuali. Pertanto, di fronte al solito "balletto" dei numeri, non è mai facile comprendere chi, alla resa dei conti, abbia ragione. Probabilmente, l'oggetto del contendere farà presto accertare che, nel complesso, si tratti di operazioni a somma zero. Ad uno sviluppo turistico in una località, fa eco la depressione registrata in un'altra, con l'amara consapevolezza che, in termini comprensoriali, nessuno può ritenersi soddisfatto. Eppure, non è difficile uscire dall'ambito del proprio campanile per osservare, valutare e considerare il comportamento degli operatori nelle Regioni a forte vocazione turistica. Se nella Riviera romagnola lo slogan che ha sintetizzato la scorsa stagione è stato "Comunicare per accogliere", in quella ligure si è assistito ad uno scontro generazionale tra chi desiderava un turismo all'insegna del divertimento, trasmesso dal linguaggio dei più giovani, a chi, invece, pretendeva un turismo improntato al riposo ed alla tranquillità, profuso dal vocabolario dei più anziani. Se nella Riviera adriatica, per mantenere elevati interesse e attenzione sul turismo anche in periodi di bassa stagione, si organizzano Conferenze su quello sostenibile, per ponderare al meglio le strategie da adottare su ciò che sarà il "turismo del futuro", in quella nostrana, al contrario, si entra in letargo, nella speranza che, prima o poi, le cose migliorino da sole. Le ragioni di una condotta differente rispetto ad altri trovano terreno fertile nella nostra Regione, perché il claim che promuove il turismo adriatico non si combina con quello in auge in Liguria: da noi non si può comunicare, altrimenti i decibel del tono di voce potrebbero disturbare il riposo e la tranquillità e nemmeno accogliere, perché il sorriso è elargito con parsimonia. E poi perché preoccuparsi del "turismo del futuro" se ogni volta che si ha la possibilità di organizzare qualcosa di innovativo, ci si volta indietro ad ascoltare le voci che vengono dal passato?
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suIl Nuovo Levante del 06 febbraio 2009 con il titolo «Turismo: il balletto delle cifre».

1 comment:

  1. Mi pare una summa di qualunquismo e confusione. A "Santa", come altrove, c'é necessità di manifestazioni e di turismo di qualità! Per i meno giovani, per i più giovani, che rappresentano il futuro che, per questo, forse, hanno necessità di ancor maggior rispetto e attenzione. Rispetto e attenzione per i giovani non indistinto, disturbante rumore, ma una qualità che li invogli, se mai, a migliorare ed essere protagonisti degli eventi, non succubi massaggiati al cervello, prima ancora che alle orecchie. Facciamo sorridere i giovani e compiacersi della loro età, promuovendone le peculiarità, spesso eccezionali (non certo becere, come oggi, qualcuno vorrebbe, facendosi passare per loro fans o amico. L' amicizia é una cosa seria.

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