26 January 2013

La riprogettazione del processo amministrativo (seconda parte)

ABSTRACT
La riprogettazione di un processo amministrativo, ma più in generale il reengineering di qualunque procedimento, rappresenta, da sempre, un meccanismo finalizzato a rendere snella qualsiasi attività lavorativa. A maggiore ragione si dovrebbe operare in tal senso se l’oggetto dell’indagine ha connotati di natura burocratica. Analizzando la mappa del percorso, che ha origine da una “decisione” (input) per arrivare a quella di “esecuzione” (output), è possibile aggredire la durata di ogni processo, con riflessi indiretti sul contenimento della spesa pubblica. In altre parole, è necessario ridurre inefficienze e sprechi, prima che altre soluzioni, generalmente più dolorose sotto l’aspetto economico/sociale, siano adottate come ultima spiaggia. Ogni volta che si sente parlare di riorganizzazione, il pensiero si indirizza automaticamente a quelle operazioni che investono il contenimento dei costi del personale, facendo presagire all’orizzonte interventi di macrochirurgia destinati ad asportare porzioni più o meno grandi di attività dal corpo amministrativo pubblico. Infatti, è cattiva abitudine additare l’insieme delle operazioni amministrative come la principale causa del malfunzionamento della Pubblica Amministrazione, mentre nella realtà le patologie richiedono diagnosi differenti. Questa è l’ottica con la quale è stata costruita l’impalcatura del presente lavoro, nella speranza di contribuire a stimolare gli addetti ai lavori a formulare una profonda analisi critica su quell’attività routinaria che ogni giorno sono chiamati a svolgere.

INDICE
(1) Introduzione – (2) Le fasi istruttorie del processo amministrativo – (3) L’analisi delle fasi istruttorie del processo amministrativo – (3.1)  La fase della “istruttoria decisionale” – (3.2) La fase della “istruttoria amministrativa” – (3.3) La fase della “istruttoria tecnica” – (3.4) La fase della “istruttoria contabile” – (4) La tipologia dei provvedimenti amministrativi – (5) L’analisi critica del processo amministrativo – (6) L’esame di un caso concreto – (6.1) Premessa – (6.2) Lo scenario ed il periodo di analisi – (6.3) L’analisi del volume di produzione amministrativa – (6.4) L’analisi della durata dell’istruttoria tecnica e contabile – (6.5) L’analisi degli indici di miglioramento – (7) Conclusioni.

(segue)

3.4 – La fase della “istruttoria contabile”
La fase dell’istruttoria contabile si colloca normalmente all'interno di Settori con competenze finanziarie e comprende tutta una serie di attività che sono svolte da parte dei vari Uffici deputati al controllo sul contenuto del provvedimento amministrativo. E', in effetti, la fase più delicata perché verifica che tutti i presupposti tecnici, amministrativi, giuridici e contabili siano non solo rispettati, ma soprattutto tenuti insieme da quel collante di coerenza che garantisce al provvedimento:
a) la buona fede delle disposizioni in esso contenute, nel rispetto di quei due principi cardine cui deve sempre ispirarsi l'attività della Pubblica Amministrazione: buon andamento e imparzialità;
b) la sostenibilità delle motivazioni inserite, nell'ambito di scelte operate con una discrezionalità vincolata al rispetto dei parametri di legalità (ossia il rispetto della legge) e legittimità (in altri termini, la corrispondenza del provvedimento amministrativo ad un modello configurato da una norma di legge);
c) la copertura finanziaria, ultimo ostacolo da scavalcare a prescindere dal superamento di quelli indicati ai punti precedenti, che garantisce il finanziamento della spesa.
L’istruttoria contabile prevede il passaggio del provvedimento amministrativo nei seguenti Uffici (non necessariamente in tutti) a seconda dell'argomento trattato e sinteticamente esposto nell'oggetto dell'atto da controllare:
a) Ufficio "Controllo di Gestione", qualora il provvedimento amministrativo faccia riferimento all'acquisto di beni e/o servizi;
b) Ufficio "Personale", se l'atto amministrativo dispone argomentazioni inerenti gli oneri del personale;
c) Ufficio "Entrate", quando nel provvedimento amministrativo è prevista la riscossione di un'entrata finanziaria, cui segue la registrazione del pertinente accertamento sul competente capitolo del Bilancio di Previsione. Al riguardo, l'Ufficio può prevedere due distinte Sezioni, a seconda che si tratti di una entrata in conto capitale oppure di una entrata corrente;
d) Ufficio "Impegni", quando il dispositivo dell'atto amministrativo prevede il sostenimento di una spesa, cui segue la registrazione del conseguente impegno e/o prenotazione sul competente capitolo del Bilancio di Previsione. Anche in questa circostanza l'organizzazione dell'Ufficio può prevedere due distinte Sezioni, a seconda che la spesa da finanziare sia in conto capitale oppure corrente.
Senza nulla togliere all'importanza e alla responsabilità che gravano sull'attività svolta dagli altri Uffici, quella operata dall’Ufficio "Impegni" si configura come la più delicata, perché finalizzata alla verifica non tanto della legalità e legittimità della spesa (in coerenza sia con gli strumenti di programmazione dell'Ente Locale, sia con le leggi esistenti), quanto la sua sostenibilità sotto il profilo finanziario. In altri termini, occorre valutare con estrema attenzione l'esistenza di condizioni tali a garantire la cosiddetta "copertura finanziaria", in assenza della quale il provvedimento adottato non può diventare esecutivo, benché frutto di decisioni rispettose delle norme (Figura n° 4).
E' importante precisare che la "attestazione di copertura finanziaria" non si traduce solo ed esclusivamente nella verifica della disponibilità, in termini di stanziamento, esistente sul capitolo cui è imputata la spesa, ma in termini giuridici, al fine di rispettare quanto stabilito nella deliberazione n° 2/1991 della Corte dei Conti, ossia quando alla spesa è garantito il finanziamento, sempre e comunque nell'ambito dello stanziamento esistente, da parte delle entrate fino a quel preciso momento accertate, vale a dire per le quali esiste un titolo giuridicamente idoneo a garantire e tutelare (sotto il profilo contabile e finanziario) l'Ente Locale sulle possibilità di un loro futuro incasso. Infine, al termine del controllo da parte dell'Ufficio "Impegni" può innescarsi un sottoprocesso qualora il contenuto del provvedimento amministrativo debba essere sottoposto all’attenzione del Collegio dei Revisori dei Conti che deve operare una valutazione a corredo. In questa circostanza, se la valutazione dovesse esprimere un parere negativo il provvedimento amministrativo deve ritornare all’istruttoria decisionale, affinché il testo dell’atto amministrativo tenga conto delle osservazioni formulate dall’Organo di Revisione oppure definitivamente ritirato (Figura n° 5).
4 – La tipologia dei provvedimenti amministrativi
I provvedimenti amministrativi dirigenziali, all’interno degli Enti Locali, si classificano in due categorie:
1) senza aspetti contabili e, quindi, con l’istruttoria tecnica si esaurisce l’intero processo amministrativo, in quanto l’atto diventa esecutivo con l'apposizione della firma digitale dal parte del Dirigente del Settore proponente;
2) con aspetti contabili, per cui all’istruttoria tecnica segue necessariamente l’istruttoria contabile, al termine della quale, con la "attestazione di copertura finanziaria" il provvedimento diventa esecutivo.
Proprio per queste motivazioni, essendo l’istruttoria contabile, oltre che propedeutica all’esecutività del provvedimento amministrativo, situata a valle di tutte le fasi che necessariamente l’atto amministrativo deve attraversare, una volta quantificata la durata dell’ultimo passaggio, sarà possibile verificare su quali fasi poter intervenire per cercare di comprimere al massimo la durata delle stesse e, quindi, dell’intero processo amministrativo. In altre parole, l'analisi critica dell'intera procedura metterà in evidenza anche il termine ultimo utile entro il quale avviare (o concludere) l’istruttoria decisionale per poter disporre di quel margine di sicurezza sufficiente a garantire che l’atto amministrativo sia esecutivo entro una certa data.

5 – L’analisi critica del processo amministrativo
La finalità dell’analisi critica approfondita è indirizzata all’individuazione di meccanismi idonei a comprimere il cosiddetto “time to market”, ossia il tempo necessario che precede l’istruttoria contabile del processo amministrativo. Le ragioni di questa scelta possono essere facilmente condivise, in quanto si tratta di una componente dell’intero processo amministrativo la cui durata non è direttamente controllabile ed influenzabile dal comportamento degli Operatori che prestano la loro attività lavorativa all’interno del Settore che ha predisposto l’atto amministrativo. Tuttavia, è importante sottolineare come l’attività a valle dell’istruttoria tecnica possa essere, solo parzialmente, governabile attraverso un’attenta opera di prevenzione da sviluppare sugli aspetti contenutistici del provvedimento amministrativo. In altre parole, più un atto amministrativo è rispettoso di tutti i crismi necessari (in termini tecnici, amministrativi, giuridici e contabili) nelle sue due componenti (premesse e dispositivo), maggiormente è in grado di agevolare e facilitare gli Operatori addetti all’istruttoria contabile nella lettura, comprensione e controllo del suo contenuto. Quindi, è quanto mai necessario e opportuno mettere i soggetti a valle dell’istruttoria tecnica nelle condizioni di interpretare correttamente il dettato del provvedimento, attribuendo alle parole che formano il testo il senso di ciò che, nella realtà, vogliono effettivamente significare. In questo modo, se il principio della trasparenza è perseguito e rispettato, allora sarà possibile ridurre quello spazio di interpretazione e potenziale distorsione della effettiva manifestazione di volontà. Si potranno eliminare quei rallentamenti che costituiscono il carburante che alimenta il cosiddetto “intoppo burocratico”, che si traduce nella continua richiesta di chiarimenti, integrazioni e modifiche, impedendo all’atto amministrativo di “camminare” lungo i binari di una corsia preferenziale fino a traguardare la meta dell’esecutività. Il provvedimento amministrativo, anziché percorrere linearmente tutte le fasi del processo amministrativo, si trova spesso ad affrontare tortuosi percorsi che con lo stop and go danno il via alla cosiddetta “navette” tra gli Uffici, foriera di inutili e costose perdite di tempo.

(continua)

AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suSemplice n° 4/aprile 2012 con il titolo «La riprogettazione del processo amministrativo (seconda parte)»

19 January 2013

La riprogettazione del processo amministrativo (prima parte)

ABSTRACT
La riprogettazione di un processo amministrativo, ma più in generale il reengineering di qualunque procedimento, rappresenta, da sempre, un meccanismo finalizzato a rendere snella qualsiasi attività lavorativa. A maggiore ragione si dovrebbe operare in tal senso se l’oggetto dell’indagine ha connotati di natura burocratica. Analizzando la mappa del percorso, che ha origine da una “decisione” (input) per arrivare a quella di “esecuzione” (output), è possibile aggredire la durata di ogni processo, con riflessi indiretti sul contenimento della spesa pubblica. In altre parole, è necessario ridurre inefficienze e sprechi, prima che altre soluzioni, generalmente più dolorose sotto l’aspetto economico/sociale, siano adottate come ultima spiaggia. Ogni volta che si sente parlare di riorganizzazione, il pensiero si indirizza automaticamente a quelle operazioni che investono il contenimento dei costi del personale, facendo presagire all’orizzonte interventi di macrochirurgia destinati ad asportare porzioni più o meno grandi di attività dal corpo amministrativo pubblico. Infatti, è cattiva abitudine additare l’insieme delle operazioni amministrative come la principale causa del malfunzionamento della Pubblica Amministrazione, mentre nella realtà le patologie richiedono diagnosi differenti. Questa è l’ottica con la quale è stata costruita l’impalcatura del presente lavoro, nella speranza di contribuire a stimolare gli addetti ai lavori a formulare una profonda analisi critica su quell’attività routinaria che ogni giorno sono chiamati a svolgere.
  
INDICE
(1) Introduzione – (2) Le fasi istruttorie del processo amministrativo – (3) L’analisi delle fasi istruttorie del processo amministrativo – (3.1)  La fase della “istruttoria decisionale” – (3.2) La fase della “istruttoria amministrativa” – (3.3) La fase della “istruttoria tecnica” – (3.4) La fase della “istruttoria contabile” – (4) La tipologia dei provvedimenti amministrativi – (5) L’analisi critica del processo amministrativo – (6) L’esame di un caso concreto – (6.1) Premessa – (6.2) Lo scenario ed il periodo di analisi – (6.3) L’analisi del volume di produzione amministrativa – (6.4) L’analisi della durata dell’istruttoria tecnica e contabile – (6.5) L’analisi degli indici di miglioramento – (7) Conclusioni.
  
1 – Introduzione
L’obiettivo che si propone il presente lavoro è quello di focalizzare l’attenzione sulla fase istruttoria dell’intero processo amministrativo all’interno di una qualsiasi Area (Direzione, Ripartizione, Settore o Servizio) di un Ente Locale. L’analisi critica formulata ha preso in considerazione il percorso che impegna un provvedimento amministrativo dirigenziale a partire dal momento decisionale/preparatorio lungo l’itinerario tecnico/contabile, al termine del quale acquista esecutività, ossia idoneità a produrre quegli effetti sperati che vanno ad incidere sulla sfera giuridica dei Cittadini. Le conseguenze derivanti dall’adozione di un provvedimento amministrativo possono avere ripercussioni dirette o indirette sulla collettività, a seconda che gli appartenenti ad una determinata comunità siano coinvolti in prima persona nel dispositivo dell’atto amministrativo oppure investiti della questione solo marginalmente, in quanto contribuenti dell’Amministrazione Civica. Il Cittadino, infatti, si configura come attore principale o comparsa nell’esercizio di quel diritto cui dovrebbe ispirarsi la partecipazione alle scelte della Pubblica Amministrazione, nella duplice veste di soggetto capace di influenzare il processo decisionale oppure in grado di esercitare il controllo sull’operato degli Amministratori Pubblici. Da queste brevi considerazioni inizia ad affiorare con prepotenza quella necessità di garantire all’attività della Pubblica Amministrazione il rispetto del perseguimento dei propri obiettivi, avendo come punto di riferimento l’esclusivo interesse della comunità di riferimento. La prospettiva è quella di conferire un valore sempre maggiore a quella coesione sociale idonea ad assicurare la convivenza civile ed un livello migliore di benessere. Solo operando in questa direzione sarà possibile assicurare un tasso di fiducia verso una gestione della res publica improntata al rispetto di alcuni principi fondanti l’azione della Pubblica Amministrazione, per renderla sempre più credibile a quegli individui che, in caso di mancata osservanza, sono chiamati a pagarne, con enormi sacrifici, le conseguenze negative.

2 – Le fasi istruttorie del processo amministrativo
La filiera del processo amministrativo si compone di quattro fasi istruttorie:
a)    decisionale;
b)    amministrativa;
c)     tecnica;
d)    contabile.
Le prime tre fasi sono generalmente svolte all’interno di un’Area (Direzione, Ripartizione, Settore o Servizio) e sono quelle sulle quali è possibile agire direttamente per comprimerne il timing, mentre l’ultima fase è svolta da altre Unità Organizzative, normalmente appartenenti ai “Servizi Finanziari” (Figura n° 1).
In questa circostanza, i margini di intervento per cercare di ridurne la durata non sono influenzabili direttamente, ma attraverso un miglioramento sotto il profilo tecnico, amministrativo, giuridico e contabile del contenuto del provvedimento amministrativo. Infatti, è facilmente comprensibile e condivisibile come solo una corretta impostazione del documento possa fargli imboccare quella corsia preferenziale lungo la quale sarà possibile accelerare il passaggio del testo dallo stato “provvisorio” a quello “definitivo”. Ogni fase istruttoria del processo amministrativo, infatti, presenta criticità specifiche, superabili con facilità solamente se tutti gli stadi, a cascata, sono costruiti nel rispetto della coerenza con i documenti di programmazione dell’Ente, ma soprattutto di quei principi di trasparenza e imparzialità dettati dall’articolo 97 della Costituzione. E’ necessario ed opportuno che l’intero processo amministrativo sia attivato da effettive e reali esigenze dell’Organizzazione finalizzate al soddisfacimento dei bisogni, latenti o manifesti, della collettività di riferimento, unitamente al perseguimento dell’interesse pubblico. Un processo amministrativo messo in moto da pressioni esterne di contraenti in relazione alle quali ci si arrampica sugli specchi per individuare inimmaginabili bisogni da soddisfare, nasce non solo fortemente critico, ma viziato dalla mancanza di rispetto di quegli stessi principi intorno ai quali il legislatore impone l’ispirarsi dell’azione amministrativa. Infatti, la Pubblica Amministrazione deve individuare quali siano i bisogni da soddisfare, costruendo, eventualmente, una scala di priorità, ricercando, secondo le modalità stabilite dalle norme di legge e regolamentari, il contraente idoneo al loro soddisfacimento. Si assiste, purtroppo, ad un processo artificioso e, conseguentemente, critico sin dalla sua origine, nel quale i contraenti esterni formulano proposte sulla base delle quali, successivamente, la Pubblica Amministrazione crea bisogni da soddisfare che prima non esistevano nemmeno allo stato latente.

3 – L’analisi delle fasi istruttorie del processo amministrativo

3.1 – La fase della “istruttoria decisionale”
La fase dell’istruttoria decisionale presenta, al pari di quella contabile analizzata in seguito, maggiori criticità, anche se la natura delle stesse è profondamente differente. La prima, infatti, investe il meccanismo di formazione del pensiero decisionale, mentre la seconda inerisce il controllo sul rispetto di tecnicismi spesso solo ed esclusivamente burocratici, benché essenziali. La criticità dell’istruttoria decisionale si identifica proprio nell'elemento fondante della stessa: il pensiero, che spesso è influenzato negativamente dall’aspetto emotivo piuttosto che positivamente da quello razionale.  Infatti, è proprio la mancanza di conoscenza (più che di competenza), sulla base della quale si possono costruire programmi non solo realizzabili, ma anche sostenibili, che genera quella che si può definire “incapacità decisionale". In altri termini, l'assenza di una visione prospettica delle conseguenze che possono scaturire da un'idea impedisce all'individuo di assumere decisioni definitive, fornendo tutti gli input necessari e sufficienti alla successiva istruttoria amministrativa. In mancanza di ciò, il rischio (spesso non calcolato) è quello di dover continuamente interrompere il processo amministrativo per ricredersi, ripensare e rivedere la decisione iniziale per poi, quando l’istruttoria amministrativa è giunta faticosamente al termine, annullare tutto per modificare il supporto all’idea originaria perché, nella maggior parte dei casi, le risultanze della fase successiva non hanno partorito il risultato che si era intravisto all’orizzonte. Questo comportamento organizzativo si verifica quando il soggetto che dispone del potere decisionale confonde l'obiettivo principale da realizzare attraverso il provvedimento amministrativo, con quello secondario, sotteso ad una scelta discrezionale che spesso si scontra con i vincoli amministrativi, giuridici e contabili. Si cerca, quindi, per tentativi, di impostare un processo amministrativo che, anziché partire dall’input per giungere all’output, percorre a ritroso il percorso da effettuare per individuare artificiosamente motivazioni tali da giustificare l’adozione di un provvedimento amministrativo. In questo modo, si tralascia il fatto che, operando in senso contrario, si rischia di perdere di vista l’interesse generale oltre alla sostenibilità giuridica delle proprie decisioni. In questa circostanza, può non essere chiaro se i bisogni da soddisfare siano effettivamente quelli della Pubblica Amministrazione (manifesti o latenti) oppure, come il più delle volte accade, quelli che fanno capo ad altri soggetti.

3.2 – La fase della “istruttoria amministrativa”
La fase dell’istruttoria amministrativa consiste nell'insieme di tutte quelle attività che precedono la redazione del provvedimento amministrativo dirigenziale vero e proprio. Si tratta di un percorso che presenta alcune criticità, riscontrabili strada facendo in occasione delle costanti verifiche sul contenuto:
a) delle normative utili a vestire giuridicamente il provvedimento amministrativo, che hanno lo scopo di supportare le motivazioni in esso inserite sotto il profilo della legittimità;
b) degli strumenti di programmazione, per evitare che il provvedimento amministrativo perda aderenza con quelle norme dettate non dal legislatore, ma dall’attività di programmazione propedeutica al perseguimento degli indirizzi operativi e strategici dell'Ente;
c) di tutto il corpo documentale richiamato nell'atto amministrativo, utile a dimostrare la validità delle scelte operate, nell’ambito di una discrezionalità nella manifestazione di volontà, che dovrebbe, comunque, essere ispirata al buon andamento e imparzialità dell’azione amministrativa.
Indipendentemente dalla capacità o meno della figura professionale deputata alla redazione del provvedimento amministrativo e/o dalle conoscenze amministrative/giuridiche/contabili, l'elemento critico ruota, il più delle volte, intorno ai risultati dell’istruttoria decisionale, che si colloca a monte dell’istruttoria amministrativa (Figura n° 2).

Infatti, spesso si assiste a continui e repentini stop and go connessi alla fornitura di documenti incompleti od informazioni parziali che impediscono la formulazione di una corretta motivazione idonea a garantire la sostenibilità delle scelte operate. Si tratta di comportamenti organizzativi che se, in prima battuta, possono sembrare di ostacolo alla traduzione delle scelte in decisioni, nella realtà perseguono solo ed esclusivamente l'obiettivo di tutelare il soggetto che adotta il provvedimento amministrativo di fronte a potenziali indagini della Magistratura Contabile (nei casi di ipotetico danno erariale) o, peggio ancora, dalla Magistratura Ordinaria (per presunte illegittimità). Se al termine dell’istruttoria amministrativa, il contenuto del provvedimento amministrativo risulta coerente con il risultato dell’istruttoria decisionale, l'atto amministrativo prosegue il suo iter, altrimenti si rende necessario rivedere le decisioni che hanno portato all'elaborazione del documento.

3.3 – La fase della “istruttoria tecnica”
La fase dell’istruttoria tecnica comprende tutte quelle attività necessarie per l'inserimento del provvedimento amministrativo nella procedura informatica, unitamente alla documentazione allegata quale parte integrante e sostanziale o, più semplicemente, a corredo. E’ in questa fase che il Dirigente proponente prende visione del documento frutto dell’istruttoria amministrativa, apportando, se del caso, eventuali modifiche, facendo così riprendere dall’inizio la fase precedente. 

In caso contrario, qualora il Dirigente proponente dovesse ritenere l’atto amministrativo coerente ed esaustivo nel contenuto rispetto al pensiero che ha indirizzato il processo decisionale, lo adotta attraverso l'apposizione della firma digitale. Una volta sottoscritto digitalmente, si chiude la fase dell’istruttoria tecnica con la trasmissione informatizzata all'Ufficio competente allo smistamento degli atti amministrativi, affinché possa essere sottoposto al controllo delle Strutture Organizzative pertinenti, dando così avvio all’ultima fase del processo amministrativo: l’istruttoria contabile (Figura n° 3).

(continua)

Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Semplice3/marzo 2012 con il titolo «La riprogettazione del processo amministrativo (prima parte)»

13 January 2013

Pubblica Amministrazione: dove sei?

E’ trascorso più di un ventennio da quando il legislatore nazionale aveva percepito l’importanza del ruolo che una Pubblica Amministrazione efficace, efficiente ed attenta ai bisogni della collettività avrebbe potuto rivestire nello scenario del Paese. E’ in quest’ottica che, nella speranza di conferire un nuovo assetto al Sistema Pubblico, aveva progressivamente partorito, seppure in forma embrionale, i primi provvedimenti in materia, per dare impulso ad un processo di cambiamento invocato da più parti. Normative più o meno organiche che, attraverso successivi lifting fatti di abrogazioni, integrazioni e modifiche all’impalcatura giuridica esistente, si erano proposte di scalfire, con crescente incisività, quelle barriere culturali/mentali caratterizzanti ogni procedimento burocratico adottato dall’Amministrazione Pubblica. Purtroppo, nel corso degli anni, le regole imposte non sono riuscite a produrre gli effetti sperati nella sfera giuridica dei Cittadini, perciò nessuno ha potuto ancora toccare con mano quei benefici che l’autore delle leggi si era prefissato di offrire. Non si deve, tuttavia, commettere l’errore di attribuire il fallimento dell’azione alla complessa e difficoltosa interpretazione dei testi normativi, perché questo va individuato nella mancanza di abilità del vertice politico/amministrativo nel saper approfittare delle opportunità offerte dall’ordinamento giuridico. Le resistenze in questa direzione emergono, con tutta la loro evidenza, quando dietro all’immobilismo amministrativo unitamente all’incapacità decisionale, si nascondono sterili scuse del tipo «la legge non lo prevede» oppure «si fa così, perché si è sempre fatto così», per sfuggire alle pressanti richieste legittime dei Cittadini. E’ incredibile che, per garantire alla Pubblica Amministrazione una gestione ispirata ai principi del “pensare snello” (lean thinking), coloro che hanno la possibilità di adottare decisioni, anziché sfruttare lo spazio di libertà nascosto in ciò che la norma non recita espressamente, preferiscono scatenare tempeste neuronali per ricercare, nella direzione opposta, vincoli e divieti al potenziale sviluppo e benessere sociale. Gli impedimenti che artificiosamente si costruiscono all’interno degli Enti Pubblici sono talmente lampanti che ogni tentativo di miglioramento proposto da risorse umane intellettualmente oneste è oggetto di immediata sanzione da parte del vertice, in quanto una Pubblica Amministrazione efficiente potrebbe costituire una minaccia agli interessi particolari piuttosto che a quelli generali. In questa prospettiva, per dirla con le parole del filosofo tedesco Arthur SCHOPENHAUER «dovunque e comunque si manifesti l’eccellenza, subito la generale mediocrità si allea e congiura per soffocarla».
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suIl Nuovo Picchio n° 12/Dicembre 2012 con il titolo «Pubblica Amministrazione, dove sei?»