28 May 2013

Desiderio e piacere: la nuova frontiera della politica

E' risaputo che la comprensione è l’anima della convivenza. Un'affermazione difficile da far digerire a qualsiasi esponente politico in un contesto come quello attuale, perché quando un individuo conquista o eredita lo scettro del potere, il clima che si inizia a respirare nel paese diventa, con intensità crescente, molto pesante. E' un dato di fatto che qualunque decisione presa nell’arco temporale del periodo governativo, anche se studiata con caparbietà ed ostinazione da persone di spiccata competenza, etica e moralità, non è mai accettata di buon grado dal popolo. Il più delle volte, la responsabilità è da attribuire ai canali di comunicazione, che non hanno ancora raggiunto quel livello di efficienza idoneo a mettere i Cittadini nelle condizioni di percepire l'utilità delle azioni che un governo in carica ha intenzione di realizzare. Il Premier, nel suo intimo pensiero, tende a vedersi raffigurato come un pastore impegnato, con amore e dedizione, a pascolare una mandria di Cittadini indisciplinati, che, con dispetto, rifiutano di incolonnarsi in ordinata fila per intraprendere un cammino lungo il percorso di salvezza prospettato. A peggiorare le cose, anche coloro che nell'Assemblea rappresentano l'antitesi della maggioranza, si mettono di traverso, ostacolando con argomentazioni di lana caprina sul sesso degli angeli il regolare svolgimento di una legislatura, piuttosto che sviluppare un contraddittorio costruttivo sulle cose che concretamente andrebbero fatte. Se questo è lo scenario, gli appelli per sviluppare un confronto dialettico, imperniati sul rispetto reciproco e impegnati prevalentemente sul piano della riconciliazione, sono destinati a rimanere inascoltati. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando, sul finire degli Anni Cinquanta, l'uso della parola "pace" era consentito solo a coloro che godevano della fiducia del potere. Gli altri, se osavano pronunciarla, erano immediatamente incriminati come sovvertitori dell'ordine pubblico. Oggi, per andare incontro ad una esigenza di pacificazione è necessario cambiare strategia, cercando il più possibile di avvicinare il proprio linguaggio a quello dei Cittadini per evitare di essere fraintesi. Così facendo, non ci sarebbero più scusanti, perché i messaggi lanciati non solo sarebbero chiari, ma anche compresi. In caso contrario, neppure l’ultimo dei seguaci, incantato dall’icona di una suprema effige politica, riuscirebbe nel delicato compito di riportare luce, pace e armonia all’interno di una collettività ridotta all’esasperazione. D'altronde, è opinione diffusa che un forestiero non è mai visto di buon occhio dal paesano che rifiuta ostinatamente di affacciarsi alla finestra per osservare il campanile altrui. Governare pensando di essere onnipotenti e onniscienti porta a credere, erronemente, di poter essere statisti di razza pura, capaci di manifestare una certa sensibilità verso le persone e i loro bisogni. Un po' come a voler rispettare il dettato di quel proverbio piemontese secondo il quale «al politico interessa la gente, come alle pulci i cani». Per queste ovvie motivazioni, quando si matura la decisione di entrare in politica, il primo pensiero deve essere indirizzato agli altri, perché è un obbligo collocare i Cittadini in primo piano, affinché le politiche pubbliche possano essere plasmate intorno alle loro esigenze. Questo dovrebbe essere il cavallo di battaglia di ogni politico! Per realizzare il desiderio occorre circondarsi di persone di indiscussa onorabilità, la cui presenza farebbe convergere progressivamente verso la coalizione di governo un'ampia condivisione d'intenti, anche di diverso colore. L'ascia di guerra, le polemiche sterili, le ripicche e le vendette dovrebbero essere seppellite nel passato. E' giunto il momento di guardare avanti, per costruire un futuro migliore. Sicuramente qualche mela marcia potrebbe accodarsi, ma questo genere di persone non vanno coltivate perché, un domani, potrebbero adoperarsi per fini poco nobili. Una volta messo piede nel Palazzo è anche necessario imparare al più presto i meccanismi di funzionamento, per individuare la collocazione dei centri di potere, per affievolirne non solo l’influenza, ma, soprattutto, l’ingerenza. Ci sono sicuramente leggi da rispettare, che non possono essere modificate a piacimento solo perché emanate dai predecessori e le stesse, a maggior ragione, non vanno interpretate per gli amici e applicate per i nemici. Non bisogna sottovalutare che, nella formazione di una nuova classe dirigente politica, molte competenze possono essere attinte tra coloro che hanno già avuto esperienze similari, ma occorre anche informarsi se è possibile staccarli da quelle reti di complicità e di irresponsabilità in cui potrebbero essersi imbrigliati nel passato. Il Premier deve essere cosciente che persone politicamente vergini non cederanno mai ad alcuna pressione proveniente da quell'insieme di interessi di classe appartenenti ad una società affaristica, al cui interno si colloca ogni forma di associazionismo. L'interesse pubblico trova residenza in azioni di buon governo, che normalmente si sviluppano attraverso l'allocazione di risorse collettive. Queste non devono mai attirare l'attenzione di individui il cui obiettivo è esclusivamente quello di favorire iniziative personali. Il processo di ridistribuzione deve costituire l’elemento cardine per stimolare il sistema economico, affinché i benefici prodotti risultino superiori ai costi necessari per ottenerli. Laddove l'iniziativa privata genera interessi parziali, destinati a soddisfare i bisogni di una specifica categoria di utenti, nessun incentivo dovrà essere erogato, specie se sacrifica altre necessità collettive più pregnanti. Questo modo di fare politica, però, non sempre è compreso da chi ha a cuore il proprio ego. Ogni rinuncia ad assecondare esigenze di terzi rischia di tradursi inevitabilmente in una perdita di consenso elettorale, che, a sua volta, spingerà in depressione anche il più ottimista dei governanti per effetto della percezione di impotenza a veder realizzati i personali desideri. Con il prosieguo della legislatura, gli errori commessi e le incapacità dimostrate non devono necessariamente trovare un capro espiatorio sul quale scaricare tutti i fallimenti governativi, demandando ad un rimpasto la speranza di risollevare le sorti di un gruppo politico in agonia. Anche in questa circostanza, la storia ha sempre riservato amare sorprese, lasciando di stucco anche coloro che instancabilmente e pervicacemente hanno continuato a riporre la personale fiducia in quel condottiero in possesso dello scranno del potere. E' notorio, infatti, che una crisi, qualsiasi natura abbia (amministrativa, economica, esistenziale, finanziaria, gestionale, monetaria, politica, sociale, tecnologica, temporale), si manifesta sempre improvvisamente. Questo, tuttavia, in nessun caso, deve indurre a pensare che le determinanti risiedano nella sua imprevedibilità. Infatti, la genesi di qualsiasi congiuntura sfavorevole si colloca sempre nella incapacità, da parte di chi governa le sorti di un paese, di saper riconoscere, in congruo anticipo, i segnali che la preannunciano. Lo stesso Niccolò MACHIAVELLI, ne "Il Principe" aveva evidenziato come la maggior parte delle persone riconosce l'esistenza dei problemi nel momento in cui hanno raggiunto una tale dimensione che li rende irrisolvibili. A poco serve ingegnarsi con palliativi o piccoli correttivi. Meno ancora è utile prendere tempo, accantonando il problema come se non esistesse, anziché affrontarlo coraggiosamente. Di fronte a quelle che gli economisti amano definire "vendette del mercato", occorre rispondere con una riforma strutturale. In altre parole, diventa preferibile abbandonare comportamenti clientelari e servilisti per mettere in campo le proprie abilità, avendo come guida l'interesse generale. L'alternativa potrebbe essere quella di perpetuare nei comportamenti adottati in passato, evitando così di scontentare qualcuno. A lungo andare, si creerà un danno per tutti, compreso quel "qualcuno". La carne, però, è debole ed il peccato tende progressivamente a prendere corpo. In uno scenario del genere, quindi, la decisione che può garantire un maggior piacere è quella che si propone la finalità di tirare a campareIn questo modo è possibile far perno su quell'orgasmo multiplo che, normalmente, si raggiunge continuando a partecipare a riunioni orgiastiche, nelle quali il principio enunciato da George ORWELL secondo il quale è necessario «lasciare che sia il significato a scegliere la parola e non il contrario» è completamente disatteso. Ed è proprio questa espressione che mette in evidenza il senso delle deliberazioni assunte. Infatti, la soddisfazione del piacere non consiste nel raccogliere i frutti prodotti da obiettivi ambiziosi, ma nel barcamenarsi, ciondolando come anime del purgatorio, per tamponare con foglie di fico gli strumenti usati per approvare le pratiche collegiali. I più bigotti, potrebbero gridare allo scandalo nel sapere quale tipo di condotta è perseguita nelle stanze del potere, ma il nucleo centrale rimane convinto che quella rimanga la strada maestra per penetrare a fondo nel tunnel dei problemi che assillano i Cittadini. In questo caso, per sopravvivere è necessario giocare di anticipo, perché la velocità del cambiamento sia inferiore a quelle delle decisioni, altrimenti ci si troverà a dover rincorrere gli eventi che viaggiano, come i neutrini, ad una velocità superiore a quella della luce, con la triste consapevolezza di dover prendere atto di essere inadeguati a guidare un paese. Sarà forse per queste motivazioni che Woody ALLEN affermò con convinzione che: «I politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed è una tacca più sotto di quella di un maniaco sessuale»? Nel contesto di una simile riflessione diventa concreta la possibilità di individuare una risposta sensata all'interrogativo che da lungo tempo tutti si pongono: «Cosa spinge l'essere umano a sacrificare gran parte della sua esistenza alla politica?». Un dilemma che trova ampio consenso tra le diversità di genere che, rifacendosi al postulato elaborato da Henry KISSINGER, riconoscono nel potere l’unico desiderio che l'uomo vorrebbe esaudire, perché «il potere è l'afrodisiaco supremo». Questa aspirazione rischia, però, di non trovare mai piena soddisfazione se non è strettamente affiancata dalla componente fiduciaria che i cittadini percepiscono nei confronti di colui che ambisce ad un ruolo di primo piano nella società civile. Infatti, l'interesse personale ad occupare un posto di vertice nella gerarchia pubblica dovrebbe essere guidato dal perseguimento di una missione improntata a realizzare il benessere collettivo e non quello individuale. Alla luce delle recenti esperienze, il condizionale, purtroppo, è d'obbligo. L'essere umano, infatti, tende a prendere coscienza della realtà solo dopo che si è materializzata, trovando ancora difficoltà ad immaginarne in anticipo una potenziale evoluzione. Thomas JEFFERSON disse: «Si dice talvolta che non è bene fidarsi del governo dell'uomo su se stesso. Come si ci può, allora, fidare del suo governo su altri? O non sarà che i regnanti sono in realtà angeli travestiti? Lasciamo che a giudicare sia la storia». Questo è un comandamento da tenere in considerazione nel prossimo futuro. Servirà per evitare di ripetere gli stessi errori commessi in passato.
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suIl Futurista del 11 novembre 2011 con il titolo «Desiderio e piacere: la nuova frontiera della politica»

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