15 October 2013

Il potere della diversità culturale

In Italia, fortunatamente, la libertà di pensiero è tutelata e garantita dalla Carta Costituzionale sin dai tempi del dopoguerra. E' opportunamente e volutamente inserita all’interno di quei principi fondamentali ed inviolabili frutto di un lungo dibattito parlamentare mirato a salvaguardare definitivamente quella libertà di espressione che il recente passato aveva violentemente abolito od impedito. In sede costituente è ancora oggi affascinante osservare e ricordare come dallo scontro di opinioni diverse e, spesso, divergenti sia stata partorita una soluzione condivisa e apprezzata al termine di un processo lento, laborioso e, alla fine, fruttuoso. Questo è potuto accadere solo perché di fronte alla diversità culturale dei membri dell'Assemblea Costituente, l’obiettivo comune e primario, pur nel rispetto reciproco, era quello di comprendere anche le ragioni dell’altro. Oggi, la Costituzione manifesta ancora la sua vitalità, ma quel principio di libertà di espressione appare come sepolto sotto le macerie di un livello culturale arenatosi nella peggiore chiusura mentale di fronte a cambiamenti che non si possono né ostacolare, né fermare. E’ assai difficile immaginare di illustrare il proprio punto di vista ad una platea la cui opinione è orientata in altra direzione. Il rischio è quello di essere interrotti un migliaio di volte e contestato miseramente per ciò che si aveva l’intenzione di sostenere. All’estero ciò non accade. Anzi, se il pubblico è di un certo colore, questo rappresenta uno stimolo a manifestare liberamente un’idea contraria, sperando che insieme alla platea si possa aprire un’ampia discussione. Infatti, il punto di forza non è rappresentato dall’oggetto del contendere e nemmeno dalle differenti opinioni dei convenuti. La più grossa opportunità è offerta dal dibattito che ne può scaturire, dove ciascuno non sostiene più a spada tratta la propria idea, ma la mette in discussione, cercando di trovare dei punti di contatto o di intersezione e non necessariamente elementi di divisione e di lontananza con l’interlocutore. E’ proprio grazie a questa diversità che si può riuscire ad incrementare il patrimonio culturale degli individui e spalancare le porte ad una vera libertà di espressione, manifestata senza la necessità che sia stampata su un foglio di carta o calpestata ad ogni ricorrenza. In Italia, al contrario, si assiste quotidianamente a contraddittori inutili e ridondanti dove la finalità estrema è quella di svergognare la persona che si ha di fronte piuttosto che creare insieme a lui le premesse per una soluzione dei problemi che, non sono mai di parte, ma comuni. L’attenzione dei media si è spostata, probabilmente per questioni di audience o di tiratura, sul gossip anziché ciò che la cultura e la scienza hanno scoperto. E’ più importante concentrare energie e fiumi di parole o di inchiostro sull’ultimo scandalo di palazzo anziché “perdere tempo” a formulare considerazioni su ciò che la diversità culturale contribuisce a costruire. In democrazia non serve avere un esercito di pappagalli perché l’errore non sarebbe mai messo in discussione ed ostacolato nella diffusione, ma ripetuto fino all’ultima eco. Se un argomento susciterà interesse e darà luogo ad un dibattito, l’insegnamento che se ne potrà trarre è solo quello di una profonda soddisfazione. Ma per farlo non occorre andare lontano o fare tanta fatica. E’ solamente richiesto di essere culturalmente diversi.
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suIl Nuovo Picchio n° 09/Settembre 2013 con il titolo «Il potere della diversità culturale»

No comments:

Post a Comment