19 April 2014

Fuori da ogni evidente realtà

Non c'è niente di più interessante e intrigante di assistere, in qualità di osservatore esterno e neutrale, ai preparativi che precedono una campagna elettorale. Interessante perché, come qualsiasi attività che esuli dal personale core business, consente di cogliere involontariamente alcuni elementi che caratterizzano il comportamento organizzativo dei candidati. Intrigante perché, al di là del coinvolgimento umano in un processo strategico, dà l'opportunità di presenziare in prima persona alla stesura di un documento, che definirlo "programma" rappresenta un insulto all'intelligenza di chi dovrà decidere come orientare la preferenza il giorno delle elezioni. Quindi, appare evidente come il buon esito di una competizione elettorale ruoti intorno ad una sorta di "dichiarazione di intenti", per la redazione della quale è, oggi, sempre più di moda affidarsi ad un consulente esterno, così come un'impresa di successo si rivolge ad un esperto di marketing per programmare il lancio, la promozione, il packaging, il posizionamento e la successiva penetrazione di un prodotto sul mercato. Il paragone testé presentato, tuttavia, si presta ad alcune osservazioni. In primo luogo, esiste una sostanziale differenza tra una persona candidata per una lista ed un'impresa. Se qualcuno ha individuato la diversità nel fatto che un individuo è un essere umano mentre un'impresa è una organizzazione (materiale, ma costituita anche da risorse umane), può tranquillamente tirare un sospiro di sollievo: ha preso una cantonata! L'elemento discriminante consiste nell'appendice "di successo". Infatti, mentre un'impresa che sopravvive nella giungla concorrenziale (a maggior ragione in un contesto globalizzato come quello attuale) può, senza ombra di dubbio, essere considerata tale, lo stesso può dirsi per un candidato? Può colui che aspira a guidare un Paese definirsi "vincente" in uno scenario in cui, per convincere gli elettori, non ha fatto ricorso ad aspetti caratterizzanti la sua personalità, ma ha "barato", fornendo un'immagine non veritiera ed un prodotto virtuale creati ad hoc da un esperto? In secondo luogo, è così pregnante e fondamentale rivolgersi a terzi per delineare le linee guida di un progetto per il futuro? Quali capacità innate sarà in grado di esternare un candidato simile una volta impossessatosi del potere? Sarebbe come promuovere un alunno facendolo passare per il "primo della classe" (e, quindi, un potenziale "talento") dopo che lo stesso ha superato un esame copiando! Si potrebbe affermare che si tratta di uno "studente modello" e, quindi, capace e meritevole? Infine, cosa qualifica un consulente come "esperto"? L'essere impegnato costantemente sul campo, in uno specifico settore di interesse che lo rende conteso, a suon di parcelle, tra concorrenti oppure l'essere in cerca di occupazione e prestarsi a fornire consigli nella speranza di ricevere (in caso di vittoria alle elezioni) un incarico a spese dei Cittadini per lo svolgimento di una attività per la quale esiste già un ufficio e dei dipendenti preposti a quel lavoro? Ecco, quindi, che da questa breve analisi gli elettori possono iniziare ad avere qualche elemento aggiuntivo per implementare le loro valutazioni, coadiuvandoli a leggere, con spirito critico, ogni "programma di mandato" per comprendere se gli ingredienti sono stati appropriatamente combinati tra loro oppure se si è trattato di una ratatouille o, peggio, di un minestrone di idee prive di alcun collegamento logico e, conseguentemente, insostenibili. La cosa triste è che ogni candidato generalmente si sforza persino di essere preciso, dettagliando nei minimi particolari linee di condotta che si impegnerà a portare avanti in caso di vittoria. Se ci fosse la possibilità di interloquire con simili individui durante la preparazione di questo documento, l'economista John Von NEUMANN direbbe: «Non ha alcun senso essere precisi, quando non si sa nemmeno di che cosa si sta parlando!». In altre parole, sarebbe come leggere un volume dove i diversi capitoli non sono concatenati tra loro, sviluppando una trama avvincente, ma sarebbero la risultante di estrapolazioni di frammenti appartenenti a libri aventi tematiche diverse. Non ci sarebbe alcun filo logico da seguire, perché le fantasie formulate sarebbero confusionarie, non realizzabili e, quindi, prive di credibilità. Ora vi chiedo: "Comprereste un'opera letteraria simile?". Potete anche non rispondere immediatamente, perché prima dovete compiere la vostra scelta, andando a votare. State tranquilli, esercitare questo diritto/dovere non costa nulla, pagherete dopo.
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suwww.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 19 aprile 2014 con il titolo «Fuori da ogni evidente realtà»

1 comment:

  1. Caro Emanuele, come sempre ho letto con piacere il tuo articolo ma questa
    volta, a differenza di tutte le altre, mi permetto di aggiungere un
    commento, una convinzione che mi sono fatto considerando tutto ció che ê
    diventata la nostra realta sociale e politica, che, in fondo, sono ben
    collegate tra loro. Riassumendo per cui il mio pensiero in una sola frase
    ti diró che, probabilmente, il problema non sono strettamente i
    politici, che in ogni caso vengono eletti, ma gli italiani in generale,
    che essi siano giovani o di etá avanzata; persone che vivono nel
    menefreghismoi, o in un permissivismo socialmente apparente, illusi o
    legati a antichi ideali ormai utopici, annegati in convinzioni che non
    hanno piú riscontri in una attuale classe politica fatta solo da
    faccendieri e apprendisti scalatori di casta........Forse, aveva ragione
    T. Jefferson quando disse che l'albero della libertà (e per me va
    intesa in senso ampio) deve essere rinvigorito di tanto in tanto con il
    sangue dei patrioti e dei tiranni. Il grande problema di base è: esistono ancora tra noi
    individui che possano ritenersi patrioti?

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