3 May 2014

Elezioni: un altro mercato dei "limoni"? (prima parte)

Ogni volta che un Cittadino è chiamato ad esprimere la personale preferenza in una consultazione politica, un dilemma aleggia misterioso intorno alla cabina elettorale. E' preferibile votare per il candidato “X” oppure orientare la propria scelta sul diretto concorrente? E' meglio sostenere il rappresentante di una lista data per vincente oppure contribuire a smentire i bookmaker agevolando il successo dell'outsider? E' auspicabile garantire il mantenimento dello status quo (che consentirà di perpetuare il lamento sullo stato dell'arte) oppure favorire un cambiamento radicale, preparandosi ad affrontare e sfruttare le opportunità derivanti? Tutti interrogativi legittimi, che richiedono una profonda meditazione per evitare di commettere l'errore per il quale pentirsi nello spazio di quell'istante che segue la proclamazione del vincitore. Come comportarsi, quindi, per evitare che ciò puntualmente si verifichi? In altre parole, quale strategia adottare per individuare, prima di esprimere il voto, la cosiddetta "scelta ottimale"? E' possibile elaborare una risposta sensata alle questioni poste in premessa? Per rispondere ai diversi interrogativi occorre armarsi di pazienza e seguire attentamente alcuni “consigli per gli acquisti”, che possono consentire di mettere sul piatto della bilancia le diverse opzioni, ponderando, successivamente, con tutti gli strumenti a disposizione, quale decisione ha un peso superiore alle altre. Coloro che credono (beati loro!) di aver già operato la scelta ottimale possono dedicarsi ad attività ludiche più interessanti piuttosto che sprecare tempo prezioso dilettandosi in questa lettura, che si propone l'obiettivo di mettere in discussione proprio ciò che per loro corrisponde a indiscutibile verità. In primis, è necessario condividere il pensiero di base che, ogni volta che si ha l'intenzione di esercitare il diritto/dovere di voto, lo scopo principale dovrebbe essere quello di assicurarsi che, dallo spoglio delle schede elettorali, esca il nome di una persona che sia capace di sviluppare "politiche pubbliche" idonee ad incrementare il benessere collettivo. In secundis, è opportuno fissare un altro paletto, entro il quale circoscrivere l'attuale riflessione. Per farlo si rende necessario mettere il lettore nelle condizioni di facilitare la comprensione di un fenomeno, fornendogli alcune precisazioni o meglio, come si usa dire in ambito scientifico, alcuni concetti validi “per definizione”. William N. DUNN definisce la "politica pubblica" come «la risposta ad un problema percepito come pubblico» ("Public Policy Analysis", 1981). Detto questo, è sufficiente guardarsi in giro per verificare autonomamente quanti problemi sono ancora in attesa di una soluzione. Questa evidenza è la dimostrazione di come le politiche pubbliche adottate fino a questo momento non possano qualificarsi come tali, lasciando presagire che le finalità delle decisioni prese in passato avevano altri scopi, che, ovviamente, non hanno influito sul miglioramento del benessere collettivo. La questione si sposta allora sul versante della percezione. I decisori pubblici che si apprestano a governare un Paese se hanno difficoltà a percepire un problema come pubblico, figuriamoci quella cui andranno incontro per individuarlo! La questione può essere superata, limitandosi a leggere i vari "Programmi di Mandato" per scoprire, con assoluta meraviglia o riconosciuta complicità, che di problemi pubblici da risolvere non vi è minimamente traccia. Spesso questi documenti si riducono a sterili elenchi di iniziative (magari anche lodevoli) le cui realizzazioni il più delle volte consistono nel togliersi qualche sfizio personale, senza contribuire ad incrementare il benessere della collettività. Allora, se il "Programma di Mandato" non si prefigge lo scopo di illustrare al Cittadino la strategia politica, rendendolo edotto dei bisogni pubblici che saranno soddisfatti, quale misteriosa finalità si propone di realizzare questo manifesto? La risposta è ovvia: dipende dagli interessi dell'individuo che si presenta come candidato, ovviamente nella versione tanto cara a Francesco GUICCIARDINI ("Ricordi politici morali", 1512). Infatti, se ad un aspirante leader è associabile un potenziale conflitto di interesse tra l'attività personale svolta e l'oggetto di una qualunque politica pubblica deliberabile, ecco che quella candidatura si presenta già viziata all'origine e, quindi, non può certamente configurarsi come la "scelta ottimale" da operare all'interno della cabina elettorale. E' sufficiente prendere atto di un celebre passo di Vilfredo PARETO per rendersi immediatamente conto delle potenziali conseguenze cui si rischia di andare incontro: «Se un provvedimento A sarà cagione della perdita di una lira ciascuno per mille uomini, e del guadagno di mille lire per un uomo solo, quest'uomo opererà con grande energia, quei mille uomini si difenderanno fiaccamente, onde è molto probabile che, infine, vincerà quell'uomo che, col provvedimento A, mira ad appropriarsi di mille lire» ("Manuale di Economia Politica", 1906). Su circostanze similari era intervenuto anche il Premio Nobel per l'economia Amartya SEN, mettendo in guardia come «nel mondo in cui viviamo, l'uso dell'influenza politica per conseguire un guadagno economico è un fenomeno quanto mai reale» ("Development as Freedom", 1999). Ed è proprio su questi temi di profonda attualità che oggi si gioca la battaglia per la conquista del potere, senza esclusione di colpi. Per queste ragioni (non sempre ovvie come in realtà lo sono) è sempre più necessario impegnarsi per cercare di elaborare una risposta ad una questione da tempo oggetto di vivace dibattito: "E' possibile cambiare il passato?". (continua)

References:
- William N. DUNN, "Public Policy Analysis", Prentice Hall, 1981;
- Francesco GUICCIARDINI, "Ricordi politici morali", 1512;
- Vilfredo PARETO, "Manuale di Economia Politica", 1906;
- Amartya SEN, "Development as Freedom", Oxford University Press, 1999.

AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suwww.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 03 maggio 2014 con il titolo «Elezioni: un altro mercato dei "limoni"? (prima parte)»

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