7 February 2015

Capo dello ... "stato sereno"

Come più volte promesso in passato, non c'era alcuna ragione per preoccuparsi. E così è stato! In men che non si dica, il Parlamento in seduta comune ha eletto, alla quarta votazione, il dodicesimo Presidente della Repubblica. E' stata sufficiente la maggioranza assoluta, che ha, comunque, sfiorato i due terzi di preferenze. Tutto ciò è avvenuto sotto l'abile guida e la spinta del Primo Ministro, che, dapprima, ha messo in riga tutti i suoi alleati (di partito e di governo) e, poi, ha inculcato loro l'idea che il nominativo avanzato sarebbe stato il solo in grado di garantire agli Italiani di raggiungere quella serenità perduta da tempo. A giochi fatti, chi può dargli torto? "La legge del più forte è sempre la migliore", così recita un detto popolare. E finché i risultati rispettano, per filo e per segno, le previsioni, nulla può essere sottoposto a discussioni di lana caprina sul sesso degli angeli. Sulla bontà, competenza e serietà del candidato suggerito, nessuna obiezione. Inutili sono quei commenti che, in un batti e baleno, sono stati vomitati sui social forum che, a pappagallo, hanno continuano a ripetere che "Mattarella non è il mio Presidente, perché non è stato eletto dal popolo". Se è per questo, non lo erano neppure i precedenti, dal primo all'ultimo, perché la vigente Carta Costituzionale demanda l'elezione del Capo dello Stato al Parlamento in seduta comune e non ad una consultazione elettorale e, men che meno, ai social forum. Si può avere fiducia o meno in una persona, ma occorre anche saper accettare le risultanze delle regole fissate dal gioco. E questo modus operandi, che piaccia o no, è stato rispettato alla lettera. In un contesto socio/economico come quello attuale, una figura forte al Colle potrebbe essere quello che serve al Paese per evitare "strappi" di sorta alle vigenti regole democratiche. Per queste ovvie ragioni, l'aver portato un giudice della Consulta all'apice dello Stato repubblicano non può essere altro che un evidente manifestazione di garanzia. In primo luogo, come garante e sapiente interprete delle norme che gli saranno sottoposte per la promulgazione dal Parlamento. In secondo luogo, come attento vigilante sul rispetto di una legge fondamentale che può essere migliorata, ma non stravolta a seconda dei "pruriti di palazzo". La maggiore attenzione alle leggi licenziate dall'Assemblea legislativa è, quindi, assicurato. Sarebbe spiacevole, infatti, vedere la Corte Costituzionale dichiarare incostituzionale una norma promulgata da chi, prima dell'attuale carica, copriva un seggio in seno alla stessa. Sarà come sottoporre una legge ad un doppio esame di costituzionalità. Per questo, oggi, è forse il caso di dirlo agli Italiani, a voce alta e senza equivoci di sorta: "State sereni!".

AuthorEmanuele COSTA
Published byIl Nuovo Picchio n° o1/Gennaio 2015 con il titolo «Capo dello ... "stato sereno"»